
Forse è solo un caso, ma in un mondo che in questi ultimi anni ha visto il susseguirsi di conflitti sempre più violenti, volti ad imporre la supremazia di questo o quel Paese, ovvero a favorire interessi politici ed economici, a tutto discapito di popolazioni troppo spesso inermi, impossibilitate a far riconoscere quei diritti fondamentali propri di un vivere civile, l’ottavo centenario della morte di San Francesco viene a portare con se un segnale simbolico, ove i temi di pace, fraternità e solidarietà risultano tornare al centro di un interesse comune.
È infatti di questi giorni l’approvazione, ad ampia maggioranza, prima della Camera e poi della Commissione Affari Costituzionali del Senato in sede deliberante, delle due proposte di legge, formulate da Noi moderati e da Fratelli d’Italia, volte a reintrodurre tra le festività nazionali la celebrazione di una delle figure più venerate della cristianità, ovvero San Francesco, il patrono d’Italia.
Per Alberto Balboni, Presidente della Commissione (FdI): “San Francesco è il protagonista del 4 ottobre, giorno in cui morì nella sua Assisi, diventata poi la ‘Città della pace’ e dove oggi sorge la basilica che la cristianità gli ha dedicato. La figura del poverello di Assisi risponde a molte esigenze della società contemporanea. Al bisogno di pace, innanzitutto. E nessuno meglio del Patrono d’Italia (…) risponde a questa necessità di stare uniti in una fase burrascosa del mondo. Il 4 ottobre di ogni anno l’Italia ricorderà di essere una terra di tradizioni che onora i suoi santi e la sua storia”. Sulla stessa linea Maurizio Lupi: “Noi Moderati ha fatto sua la proposta del poeta Davide Rondoni, presidente del comitato nazionale per le celebrazioni dell’ottavo centenario della morte di San Francesco, di proclamare un giorno di festa nazionale nel suo nome come richiamo alla pace, coesione e alla lezione di fede e spiritualità”.
Dal 4 ottobre 2026 si tornerà, così, a festeggiare, come avveniva fino al 1977 quando la riduzione dell’orario di lavoro per le solennità civili fu eliminata, la celebrazione di San Francesco, il poverello d’Assisi, i cui ideali di povertà, umiltà, amore per Dio e per il creato, quale assoluta adesione al Vangelo, vengono a manifestarsi nel suo invito a vivere in semplicità, nel cercare la pace e la riconciliazione, ad amare ogni creatura quale fratello o sorella.
La giornata del 4 ottobre è attualmente una solennità di tipo civile, la cui celebrazione è stata più volte modificata nel corso degli anni. In particolare, con la legge n. 132/1958, che istituiva la solennità dei Patroni d’Italia, San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena, fu previsto l’imbandieramento degli edifici pubblici ed un orario ridotto negli uffici, rinviando altresì alla disciplina per le solennità civili dell’11 febbraio per l’anniversario della firma del Trattato e del Concordato con la Santa Sede e del 28 settembre per l’anniversario della insurrezione popolare di Napoli.
Con la legge n. 54 del 1977 è stata, quindi, rimossa per le solennità civili la riduzione dell’orario di lavoro negli uffici pubblici, atteso che la stessa doveva risultare subordinata a specifiche autorizzazioni di legge. Da ultimo, la legge n. 24/2005 ha stabilito che il 4 ottobre non era solo una solennità civile, ma anche la giornata della pace, della fraternità e del dialogo interculturale e interreligioso.
“Accolgo con gioia e soddisfazione”, ha dichiarato la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, “la notizia dell’approvazione in via definitiva in Senato della proposta di legge parlamentare che reintroduce dopo 50 anni come festa nazionale il 4 ottobre, giorno in cui si celebra San Francesco Patrono d’Italia (…) amato da tutto il popolo italiano e in cui tutto il popolo italiano si riconosce. La Festa nazionale sarà l’occasione per celebrare un uomo straordinario e ricordaci, ogni anno, chi siamo e cosa ci unisce nel profondo”.
Molteplici, in tale contesto, sono gli eventi e le iniziative che in questi giorni ad Assisi, come in tutta Italia e nel mondo, vengono, non solo a promuovere il messaggio di pace e speranza divulgato da Francesco, ma anche a ripercorrere le varie tappe della vita del Santo, quali, ad esempio, la realizzazione nel 1223 a Greccio del primo presepe, l’incontro con Papa Onorio III, che condivise la regola basata sul Vangelo circa l’osservanza della povertà, obbedienza e castità, la comparsa delle stigmate nel 1224.
Ricordare, quindi, con una festività nazionale la figura del Santo di Assisi viene a rappresentare non solo un’opportunità per celebrare l’insegnamento di colui che ha rinunciato alle ricchezze e ai beni materiali, che ha dialogato con il vento e con gli uccelli, che ha lodato il Signore per la malattia, la sofferenza, finanche la “sora” morte, ma anche un momento per riflettere sul bisogno di pace che da più parti del mondo si eleva con grande forza e preoccupazione. E non bisogna essere necessariamente credenti per condividere i principi di vita e seguire le orme del Santo, che ha fatto della sua vita un esempio per tutto il mondo, anche laico, con un messaggio oggi più attuale che mai.