
L’obesità non è soltanto una patologia cronica in preoccupante crescita, ma un indicatore della disfunzione strutturale del nostro modello di sviluppo. In particolare è la conseguenza visibile di un’alterazione patologica di una serie di fattori correlati tra loro – ambientali, nutrizionali, culturali, economici, sociali – che richiedono un approccio integrato, trasversale e di sistema.
Nel 2022, 1 persona su 8 nel mondo conviveva con l’obesità. L’obesità adulta a livello mondiale è più che raddoppiata dal 1990 e l’obesità adolescenziale è quadruplicata. Nel 2024, 35 milioni di bambini di età inferiore ai 5 anni erano in sovrappeso.
Panoramica
Il sovrappeso è una condizione caratterizzata da eccessivi depositi di grasso. L’obesità è una malattia cronica complessa, caratterizzata da eccessivi depositi di grasso che possono danneggiare la salute. L’obesità può aumentare il rischio di diabete di tipo 2 e malattie cardiache, può compromettere la salute delle ossa e la riproduzione e aumenta il rischio di alcuni tumori. L’obesità influenza la qualità della vita, come il sonno o il movimento. La diagnosi di sovrappeso e obesità si effettua misurando il peso e l’altezza delle persone e calcolando l’indice di massa corporea (IMC): peso (kg)/altezza² (m²). L’indice di massa corporea è un indicatore surrogato della massa grassa e ulteriori misurazioni, come la circonferenza della vita, possono aiutare nella diagnosi di obesità. Le categorie di BMI, quale indice di massa corporea per definire l’obesità, variano in base all’età e al sesso nei neonati, nei bambini e negli adolescenti. Per i bambini, l’età deve essere considerata nella definizione di sovrappeso e obesità.
Informazioni su sovrappeso e obesità
Nel 2024, si stima che 35 milioni di bambini di età inferiore ai 5 anni fossero in sovrappeso. Un tempo considerato un problema dei paesi ad alto reddito, il sovrappeso è in aumento nei paesi a basso e medio reddito. In Africa, il numero di bambini in sovrappeso di età inferiore ai 5 anni è aumentato di quasi il 12,1% dal 2000. Quasi la metà dei bambini di età inferiore ai 5 anni, che erano in sovrappeso o convivevano con l’obesità nel 2024, viveva in Asia. Mentre nel 1990 solo il 2% dei bambini e degli adolescenti di età compresa tra 5 e 19 anni era obeso (31 milioni di giovani), nel 2022 l’8% dei bambini e degli adolescenti conviveva con l’obesità (160 milioni di giovani).
Cause di sovrappeso e obesità
Sovrappeso e obesità derivano da uno squilibrio tra apporto energetico (dieta) e dispendio energetico (attività fisica). Nella maggior parte dei casi, l’obesità è una malattia multifattoriale dovuta a fattori ambientali obesogenici, psicosociali e varianti genetiche. In un sottogruppo di pazienti, è possibile identificare singoli fattori eziologici principali (farmaci, patologie, immobilizzazione, procedure iatrogene, malattie monogeniche/sindromi genetiche). L’ambiente obesogenico, che esacerba la probabilità di obesità in individui, popolazioni e in contesti diversi, è correlato a fattori strutturali che limitano la disponibilità di cibo sano e sostenibile a prezzi accessibili a livello locale, alla mancanza di una mobilità fisica sicura e agevole nella vita quotidiana di tutte le persone e all’assenza di un adeguato contesto legale e normativo. Allo stesso tempo, la mancanza di una risposta efficace del sistema sanitario per identificare l’eccessivo aumento di peso e l’accumulo di grasso nelle fasi iniziali sta aggravando la progressione verso l’obesità.
Conseguenze comuni per la salute
I rischi per la salute causati da sovrappeso e obesità sono sempre più documentati e compresi. Nel 2021, sovrappeso ed obesità hanno causato circa 3,7 milioni di decessi per malattie non trasmissibili (NCD) come malattie cardiovascolari, diabete, tumori, disturbi neurologici, malattie respiratorie croniche e disturbi digestivi .Essere sovrappeso durante l’infanzia e l’adolescenza influisce sulla salute immediata di bambini e adolescenti ed è associato a un rischio maggiore e a un’insorgenza più precoce di diverse malattie metaboliche , come il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari. L’obesità infantile e adolescenziale ha conseguenze psicosociali negative; influisce sul rendimento scolastico e sulla qualità della vita, aggravate da stigma, discriminazione e bullismo. I bambini obesi hanno un’alta probabilità di diventare adulti obesi e sono anche a maggior rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e metaboliche in età adulta. Anche l’impatto economico dell’epidemia di obesità è rilevante. Se non si interviene, si prevede che i costi globali del sovrappeso e dell’obesità raggiungeranno i 3.000 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 e oltre 18.000 miliardi di dollari entro il 2060. Infine, l’aumento dei tassi di obesità nei paesi a basso e medio reddito, anche tra i gruppi socioeconomici più poveri, sta rapidamente globalizzando un problema che un tempo era associato esclusivamente ai paesi ad alto reddito.
Affrontare un doppio fardello di malnutrizione
Molti paesi a basso e medio reddito si trovano ad affrontare il cosiddetto doppio fardello di malnutrizione. Mentre questi paesi continuano ad affrontare i problemi delle malattie infettive e della denutrizione, stanno anche assistendo a un rapido aumento dei fattori di rischio per malattie non trasmissibili come l’obesità e il sovrappeso. È comune riscontrare denutrizione e obesità coesistere all’interno dello stesso paese, della stessa comunità e della stessa famiglia. I bambini nei paesi a basso e medio reddito sono più vulnerabili a un’alimentazione prenatale, neonatale e infantile inadeguata. Allo stesso tempo, questi bambini sono esposti ad alimenti ricchi di grassi, zuccheri, sale, energia e poveri di micronutrienti, che tendono ad avere un costo inferiore ma anche una qualità nutrizionale inferiore. Questi modelli alimentari, combinati con livelli inferiori di attività fisica, provocano un forte aumento dell’obesità infantile, mentre i problemi di denutrizione rimangono irrisolti.
Prevenzione e gestione
Il sovrappeso e l’obesità, così come le malattie che ne conseguono, sono ampiamente prevenibili e gestibili. L’obesità è una responsabilità sociale piuttosto che individuale.
1) A livello individuale le persone possono essere in grado di ridurre il rischio adottando interventi preventivi in ogni fase del ciclo di vita, a partire dal periodo preconcezionale e proseguendo durante i primi anni di vita. Questi includono:
a) garantire un adeguato aumento di peso durante la gravidanza;
b) praticare l’allattamento al seno esclusivo nei primi 6 mesi dopo il parto e continuarlo fino ai 24 mesi o oltre;
c) sostenere i comportamenti dei bambini in materia di sana alimentazione, attività fisica, sedentarietà e sonno, indipendentemente dal peso attuale;
d) limitare il tempo trascorso davanti agli schermi vari ( TV, videogiochi, smartphone etc.);
e) limitare il consumo di bevande zuccherate e cibi ad alto contenuto energetico e promuovere altri comportamenti alimentari sani;
f) condurre una vita sana (dieta sana, attività fisica, durata e qualità del sonno, evitare tabacco e alcol, autoregolazione emotiva);
g) limitare l’assunzione di energia da grassi e zuccheri totali e aumentare il consumo di frutta e verdura, nonché legumi, cereali integrali e frutta secca;
h) svolgere regolarmente attività fisica.
Naturalmente, in questa breve relazione, non abbiamo parlato di altri approcci come la chirurgia della obesità (chirurgia bariatrica) o la terapia farmacologica con i nuovi farmaci, in quanto entrambe le soluzioni, accettabili e consigliabili a volte negli adulti, non dovrebbero essere considerate negli adolescenti o giovani adulti, seppure c’è una tendenza ad usare tali “scorciatoie” per ottenere un calo di peso senza modificare lo stile di vita.
2) A livello sociale arrestare l’aumento dell’obesità richiede azioni multisettoriali come:
a) agire sulla produzione alimentare, il marketing e la determinazione dei prezzi;
b) ridurre la povertà e modificare gli ambienti urbani (con aumento di centri sportivi, spazi verdi, etc.);
c) operare interventi strutturali, fiscali e normativi volti a creare ambienti alimentari sani, che rendano disponibili, accessibili e desiderabili opzioni alimentari più sane (ad es. tassando prodotti meno sani);
e) svolgere un’educazione nutrizionale nelle scuole, ma anche verso i genitori.
L’industria alimentare può svolgere un ruolo significativo nella promozione di diete sane:
– riducendo il contenuto di grassi, zuccheri e sale negli alimenti trasformati;
– garantendo che scelte sane e nutrienti siano disponibili e accessibili a tutti i consumatori;
– limitando la commercializzazione di alimenti ricchi di zuccheri, sale e grassi, in particolare quelli destinati a bambini e adolescenti.
Si riporta una sintesi raffigurata con una Piramide Alimentare avente alla base gli alimenti più consigliati e salendo verso i meno consigliati ed eliminabili.

In questa sfida globale assume un rilievo strategico il contributo, tra gli altri, della IBDO Foundation (Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation), da anni impegnata nella promozione di un approccio sistemico alla salute pubblica, in particolare nell’ambito delle malattie metaboliche e croniche. Attraverso attività di ricerca epidemiologica, osservazione integrata dei dati sanitari e sociali, formazione degli stakeholder e advocacy istituzionale, la Fondazione rappresenta una piattaforma autorevole e indipendente per il disegno di politiche evidence-based.
IBDO Foundation è tra i promotori di una nuova cultura della sanità pubblica, che riconosce l’obesità come emergenza sanitaria e sociale e lavora per superare le frammentazioni attuali, valorizzando il ruolo delle comunità, delle istituzioni e delle alleanze multi-attore. In particolare, la Fondazione ha contribuito in modo significativo a:
• sensibilizzare le istituzioni sulla necessità di integrare obesità e sovrappeso nei documenti di programmazione sanitaria nazionale e regionale;
• promuovere l’inserimento dell’obesità nel dibattito sui determinanti sociali della salute e sull’equità;
• sviluppare modelli di Health Equity Dashboard per monitorare l’impatto della cronicità sulle fasce più fragili della popolazione;
• facilitare il dialogo tra pazienti, professionisti sanitari, ricercatori e decisori pubblici per una governance partecipata.