
Sembrava ancora abbastanza lontana e c’era ancora chi, in vari ambiti del mondo delle professioni, annunciava una rivoluzione prossima, da guardar arrivare senza troppa fretta di attivare grossi cambiamenti di strategia, prospettiva ed organizzazione.
Ma non è così. L’irruzione dell’intelligenza artificiale costituisce il più importante fattore di cambiamento globale nelle professioni dell’era contemporanea.
Siamo oggi, in modo inesorabile, dinanzi ad un’accelerazione che non può essere “gestita” nell’ottica di una “convivenza forzata”, ma – banditi gli atteggiamenti di aprioristica diffidenza, vanno aperte le menti al nuovo che avanza in ogni ambito delle professioni – va collocata nella dimensione dell’opportunità fondamentale, da imparare a mettere a frutto, per scongiurare il rischio di rimanere travolti, che aspetta – con certezza – ogni professionista che si faccia trovare sprovveduto o, comunque, non adeguatamente preparato.
I professionisti non possono avere paura delle macchine e devono essere consapevoli ed allertati sul fatto che l’aggiornamento imposto dalle regole di competenza impone loro di essere al passo con i tempi rispetto alle porte nuove che l’I.A. consente loro di attraversare: multidisciplinarietà, utilizzo integrato delle tecnologie, fluidità nel concatenare strumenti ed applicazioni digitali, con la cautela di verificare chi tiene in mano la barra del timone, laddove l’uso dell’intelligenza artificiale si inserisca nello svolgimento di attività tradizionalmente riservate alle “professioni protette”, con quanto ne consegue anche sul piano delle conseguenti responsabilità.
Gli algoritmi e le istruzioni di condotta impartite agli strumenti di Intelligenza Artificiale sono la frontiera su cui si misura la profonda trasformazione delle professioni, che è già in atto. In un mondo che corre in superficie, senza più guardare nulla dall’alto e da lontano e, soprattutto, senza mai voltarsi indietro a cercare nella storia le radici del proprio presente, centrale si erge il valore dell’etica, declinata come etica della conoscenza ed etica della ricerca scientifica: perciò è fondamentale che il professionista non si limiti a seguire le regole e i protocolli, ma sia in grado di mantenere un pensiero critico e autocritico, sempre alla ricerca del miglioramento continuo e della massima integrità professionale.
Chi vive nel mondo delle professioni oggi ha il compito di valutare con attenzione le proprie azioni e decisioni, fermandosi a riflettere sulla condotta professionale, che sta per compiere o che è chiamato ad eseguire, valutandola con la misura della prestazione esigibile, nel rispetto della dignità e della libertà di tutte le persone che ne sono interessate e coinvolte. I professionisti sono chiamati, sempre più, a conoscere gli strumenti tecnologici, che possono supportarli nello svolgimento dei loro incarichi, nel rispetto di un vero e proprio dovere di perizia tecnologica, per cui devono essere in grado di controllare l’operato dello strumento tecnologico, considerato il carico di responsabilità assunto nei confronti dei propri clienti.
“L’etica ha bisogno di contaminare l’informatica”, per rendere calcolabili le valutazioni di bene e di male insegna Padre Paolo Benanti, internazionalmente considerato il più autorevole interprete e punto di riferimento sul tema della Algoretica, che costituisce “la risposta alla Algocrazia”, cioè al dominio degli algoritmi, in una società basata sulla massiccia applicazione degli stessi: per garantire un servizio professionale di qualità e rispettoso dei valori etici fondamentali, sorge l’esigenza dell’algoretica.
Etica, competenza e responsabilità sono, a mio avviso, i tre lati di un triangolo equilatero e per ciascun soggetto agente nel mondo delle professioni, il prossimo, rispetto a cui applicare la regola d’oro come etica universale è innanzitutto il cliente, il paziente, l’assistito, oltre che naturalmente il collega, la controparte, il consulente tecnico d’ufficio, l’ausiliario e così via.
La reciprocità, dunque, è l’unica ancora di salvezza cui aggrapparsi e da cui farsi guidare – come da un faro – per illuminare il percorso delle professioni nell’era digitale in cui l’I.A. trasforma ogni cosa e ne ridefinisce i confini, che ci piaccia o no.
Il mito di Fetonte, che vuole guidare il carro del sole senza essere all’altezza – di recente tornato centrale nella riflessione sulla nostra arroganza nell’affrontare il cambiamento climatico, in un libro che ho appena letto (cfr. Arrogante umanità, di Maurizio Bettini, 2025, Einaudi)- può divenire un utile avvertimento per l’uomo moderno da applicare, mutatis mutandis, anche alla frontiera dell’intelligenza artificiale. Proprio come il giovane arrogante che non riesce a controllare la potenza del sole, l’uomo è esposto al rischio di perdere il controllo delle tecnologie che ha a disposizione, con conseguenze catastrofiche.
L’intelligenza artificiale può essere il nostro carro del sole, ma occorre costruire la saggezza e la responsabilità per guidarlo.
E, ancora, per restare nel mito, come si potrebbe oggi declinare l’esperienza di navigazione di Ulisse, nel mare dell’Intelligenza Artificiale? Come tra Scilla e Cariddi, occorre trovare un equilibrio tra l’utilizzo non evitabile dell’I.A. ed il mantenimento, consapevole, della responsabilità e centralità umana. E quando le sirene dell’I.A cantano una melodia di promesse irresistibili (efficienza, innovazione, velocità, concentrazione), i professionisti dovrebbero esser anche capaci di farsi legare all’albero maestro, consci del pericolo, per collocare la tecnologia in una dimensione che ponga e lasci al centro la persona umana, di cui ciascun membro del mondo delle professioni è chiamato a prendersi cura in modo etico, diligente, perito e prudente.
L’Intelligenza Artificiale al servizio del bene. Etica, Intelligenza Artificiale e responsabilità nelle professioni sono i tre angoli di osservazione ed analisi che caratterizzano il volume che ho scritto (Intelligenza Artificiale e responsabilità dei professionisti. Etica, diligenza e algoritmi, maggio 2025) con autorevoli esperti, sulle principali figure di professionisti in senso stretto – avvocati, notai, medici, commercialisti, ingegneri – oltre che sui magistrati, i mediatori e di alcuni ausiliari del giudice, i CTU la cui professionalità si esplica e ruota nel mondo della giustizia. Nell’analisi dei dati, nessun essere umano può essere performante quanto gli algoritmi di apprendimento automatico, utilissimi per prendere decisioni informate o per snellire i tempi di studio di una tematica, ma la comprensione delle emozioni, delle esigenze e delle sfumature umane, nutre la fiducia e sostiene l’affidamento, che è il cuore di ogni rapporto professionale.