Roberto Serrentino
La battaglia tra tecnici, Governo e politici di opposta estrazione ideologica è sui LEP, sull’autonomia finanziaria delle regioni, sui tributi propri, sulle materie da trasferire alle regioni (potenzialmente 23 materie) e non solo.
Ma credo che il tema di fondo sul quale confrontarsi debba essere quello della priorità di interessi da perseguire, più che il confronto/scontro sulle singole soluzioni “tecniche”.
Quale obiettivo si intende perseguire col regionalismo differenziato? L’unità del Paese, o la differenziazione delle regioni, per cui quelle che già corrono correranno sempre di più a discapito di altre? Viene garantita la coesione territoriale? La crescita del sistema Paese include de facto il Mezzogiorno d’Italia? Viene mantenuto un sistema di perequazione per ridurre il divario nord-sud? E poi, è stato responsabilmente e correttamente considerato quanto la compartecipazione delle regioni ai tributi erariali per finanziare i trasferimenti di competenze verrà a “costare” allo Stato?
L’invito, quindi, è alla prudenza, perché quello che può essere, anzi è, un obiettivo condivisibile di dare maggiore autonomia ai comuni e alle regioni, finanche di natura finanziaria, non diventi un boomerang, che infici quanto di buono e di auspicabile ci sia nei principi di riforma federal-fiscale, ma anche alla pazienza, perché la legislatura in corso sembra destinata a durare, quindi ci sarà tempo e modo per varare una riforma regionalistica che risulti davvero equa e solidale.
Nicola Saracino
Secondo una procura della Repubblica, un sottosegretario al Ministero della Giustizia ignora ciò che, per legge, deve rimanere segreto e non è quindi punibile per il delitto di rivelazione del segreto d’ufficio.
Il Ministro della Giustizia non è apparso per nulla preoccupato se il suo dicastero rischia di diventare un colabrodo di dati riservatissimi.
Ancora, un magistrato viene assolto da analoga imputazione di rivelazione di segreto d’ufficio per essere stato indotto in errore sulla liceità delle propalazioni da altro magistrato, membro del Consiglio Superiore della Magistratura. Non risultano sussulti ministeriali, benché l’ipotesi di strafalcioni in diritto riferibili a due magistrati potessero sollecitare una certa apprensione al dicastero della Giustizia.
No al “relativismo giuridico”.
Corrado Gatti
Appare indubbio che il futuro delle imprese sarà modellato da una combinazione di tecnologie avanzate e modelli di business innovativi. Stando al passo con i tempi e abbracciando questi cambiamenti, le imprese possono posizionarsi per avere successo in un mercato sempre più complesso e competitivo, offrendo ai propri clienti, attuali e potenziali, un’esperienza personalizzata e all’avanguardia.
Orbene, evidenziata la rilevanza delle suddette tecnologie nei processi aziendali, non può non sottolinearsi come le stesse non possono di certo sostituirsi al potere decisionale di “fare e non fare” dell’organo di governo. L’indiscutibile apporto delle tecnologie nel prevedere il futuro, grazie all’elaborazione di una considerevole mole di dati, non deve far cadere nell’errore che tale futuro predetto sia in alcun modo “certo”.
In tal senso, l’IA e le altre tecnologie avanzate devono e dovranno essere sempre e comunque assumere la funzione di mezzo, ossia di supporto all’organo di governo nell’assumere le proprie decisioni.
Don Giuseppe Alcamo
Matteo Messina Denaro perché non hai dato ascolto alla tua coscienza di uomo? Perché non hai fatto memoria di quanto di buono ti avevano insegnato i tuoi educatori? Perché non hai avuto orrore nel vivere con la stessa logica di caino? Perché non hai cercato aiuto in uomini onesti? Perché non ti sei fidato dello Stato? Perché non ti sei lasciato aiutare dalla Chiesa?
Queste domande mi tengono inquieto. Non posso gioire, perché un altro prenderà il suo posto e continuerà a portare morte e dolore dentro la società. La sua cattura non è la fine del male, ma solo il passaggio del testimone. Io non posso gioire per la sua cattura!
Se mi fosse dato di poterlo incontrare, gli consiglierei di utilizzare questo ultimo tempo della sua vita, prima che il tumore lo consegni alla vera morte, per recuperare il male fatto, collaborando con la giustizia umana, gridando forte, in modo che tutti possano sentirlo, il suo fallimento umano. Matteo, fai un atto eroico, trova dentro di te il coraggio necessario per dire, chiaro e forte, che nella violenza non c’è futuro.
Se mi fosse dato di poterlo incontrare gli direi, inoltre, di non disperare, perché Dio è più grande del suo male e, se lui lo desidera, assumendosi tutte le sue responsabilità, può riiniziare una vita nuova, finalmente!
Andrea Ferretti
Il faro puntato dai mercati sul PIL italiano non deriva da innata curiosità, ma dal fatto che, sia il dato relativo al deficit, sia quello legato al debito pubblico sono strettamente legati alla nostra crescita. Ne consegue che, qualora la crescita italiana nel 2024 dovesse essere ridimensionata intorno allo 0,6/0,8% (come previsto da numerosi osservatori), anche le previsioni di deficit e di rientro dal debito previste nel NADEF andrebbero riconsiderate. Il punto dolente è che, in questo documento, da una parte, il deficit 2024 è già stato aumentato dal 3,6% al 4,3% al fine di generare circa 15 mld destinati alla manovra; dall’altra, la traiettoria di rientro dal debito è stata resa quasi piatta passando dal 140,2% del PIL nel 2023 al 140,1% nel 2024: un solo decimale di riduzione. Non siamo certo in presenza di un disastro ecologico, tuttavia diventa sempre più urgente che i Governo tranquillizzi i mercati con una manovra economica equilibrata e rigorosa e con una corretta e puntuale messa a terra del “PNRR modificato”. Il tutto al fine di sostenere le nostre PMI e stimolare, al contempo, una crescita ancora decisamente modesta.
Alessandro Forlani
Viene posto con insistenza il tema della lotta ai trafficanti, alle organizzazioni che speculano sui viaggi della speranza ed è certamente una questione che va affrontata, ma il traffico è la conseguenza dell’intensità del fenomeno, la domanda di trasferimento al di fuori delle vie regolari offre inevitabilmente l’occasione di allestire traffici illeciti e clandestini. L’integrazione e l’offerta di occupazione non possono produrre effetti virtuosi nei confronti di una migrazione clandestina, spontanea e non regolata, affidata ai barconi precari, esposti agli incidenti e alle tragedie del mare. Quelle migrazioni che possono essere assorbite devono rispondere a piani ben precisi, concordati in sede europea, senza egoismi o furbizie scaricabarili. Ciò che non possiamo, invece, offrire sui nostri territori deve essere integrato in termini di cooperazione, un grande piano per l’Africa, sotto i profili sanitario, produttivo, ambientale e infrastrutturale, con particolare riferimento all’acqua. Senza dimenticare una più equa distribuzione delle risorse, in taluni campi (minerario, in particolare) assai cospicue.
Stefano De Lillo
Quello dell’“accanimento” nei confronti dei medici sta diventando un problema primario nella sanità di oggi, anche perché i dati – ad esempio quelli di Anaao-Assomed – mostrano che ci sono circa 35mila azioni legali contro medici e strutture di sanità pubbliche, con circa 300mila cause pendenti nei tribunali.
A fronte di questa sorta di aggressività verso la classe medica, vi è un’enorme sproporzione con la veridicità delle molteplici accuse, tant’è che i medici vengono prosciolti nel 97% dei procedimenti penali e nel 70% di quelli civili e sono numerosi i casi che vengono archiviati prima ancora di iniziare un dibattimento.
Il Governo a questo proposito ha avuto la sensibilità di istituire una Commissione ministeriale per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica (nota anche come Commissione Nordio).
L’ipotesi su cui si lavora è quella di una depenalizzazione, a esclusione della colpa grave che la legge Gelli-Bianco del 2017 configura nel caso di negligenza (il medico agisce con superficialità), imprudenza (agisce con avventatezza) e imperizia (non vengono rispettate le linee guida sul caso). Non si può dimenticare, infatti, la necessità di tutelare il paziente a 360 gradi.
In attesa di veder evolvere l’attuale quadro verso quanto auspicato dagli operatori sanitari, l’Ordine dei medici di Roma è comunque vicino ai propri iscritti, partecipando attivamente al confronto, sia con loro sia con le istituzioni competenti, com’è appunto avvenuto nel dibattito da noi organizzato nei giorni scorsi, dando così la possibilità di avere e di dare pareri e suggerimenti.