Giuseppe Bono
La nostra strategia, risultata vincente, è stata di investire con decisione sull’internazionalizzazione e sulla diversificazione, puntando all’allargamento dell’offerta di prodotti e quindi del portafoglio clienti, nonché all’insourcing di attività “critiche”, cioè molto importanti per il nostro processo. Così, da quando nel 2002 servivamo solamente il gruppo Carnival nel comparto crocieristico e la Marina italiana in quello militare, oggi abbiamo un carico di lavoro complessivo di 106 navi, pari a oltre 32 miliardi di euro, e lavoriamo per i maggiori operatori crocieristici al mondo, la US Navy e numerose Marine estere.
Se posso peccare di modestia, c’è un merito che può essere riconosciuto alla mia gestione durante quella fase cruciale: la lungimiranza. Solo con una consolidata conoscenza del mercato e delle sue ciclicità, mettendo in pratica per tempo determinate iniziative, è stato possibile trarne un significativo beneficio.
Diventa quindi imprescindibile ragionare in termini globali per creare le condizioni affinché le nostre imprese possano competere ad armi pari con quelle cinesi, statunitensi, indiane, altrimenti il nostro continente rischia di essere la prima vittima della competizione.
Non possiamo permetterci di perdere altro terreno rispetto ai nostri concorrenti, dobbiamo elaborare una strategia di medio-lungo periodo mirata a intervenire su natalità, ripresa degli investimenti pubblici e privati, innovazione e formazione.
Attilio Fontana
È in malafede chi pensa che noi, favorevoli all’autonomia, spacchiamo il Paese. La riforma sull’autonomia si muove all’interno della Costituzione esistente e sono certo porterà efficienza a tutto il Paese. Saranno utilizzate le stesse risorse oggi spese dallo Stato e non un euro in più sarà sottratto agli altri. Anzi garantiremo maggiore efficienza dei servizi a parità di risorse e il rapporto con i cittadini sarà semplificato. Chi teme che danneggi il sud Italia mistifica la realtà. Chi non vuole che venga attuata, vuole male al Sud.
In questa manovra che loro definiscono “espansiva” vedo solo un aumento delle tasse: 5 miliardi di nuovi balzelli che peseranno sulle spalle dei cittadini. Inoltre, hanno aumentato anche le complicazioni per imprenditori, artigiani e lavoratori autonomi. Quindi tasse e complicazioni.
Se i partiti di governo avessero un po’ di pudore, evidentemente, dovrebbero fare un passo indietro e consentire, finalmente, agli italiani di scegliere un nuovo governo. Ricordo a tal proposito che Costantino Mortati nei dibattiti dell’Assemblea costituente affermava: “certo che le maggioranze vanno ricercate in Parlamento, considerato che stiamo disegnando una Repubblica parlamentare, ma è evidente che tale ricerca sia inefficace se non registra e tiene conto del sentimento popolare.
Carlo Deodato
La dialettica tra le diverse soluzioni alla crisi della rappresentanza ha prodotto un progressivo affinamento dei modelli di governo, tra i quali il più avanzato è senz’altro quello della democrazia deliberativa.
Si tratta di una declinazione della democrazia partecipativa, che prevede il coinvolgimento dei cittadini nella fase che precede la decisione e che comporta l’ascolto e la discussione delle diverse opzioni ipotizzate.
L’ambito in cui tale forma partecipativa si è imposto con maggiore forza è quello delle decisioni attinenti alla programmazione e alla localizzazione di grandi infrastrutture o di impianti energetici.
Nell’ordinamento italiano tale istanza partecipativa è stata assicurata e soddisfatta con la previsione del dibattito pubblico (disciplinato con il dPCM n.76 del 2018), che costituisce la più vistosa espressione della democrazia deliberativa, di cui presenta tutti i caratteri essenziali.
Si tratterà di esaminare se il dibattito pubblico ha, in concreto, ridotto la conflittualità, garantito la stabilità delle scelte, agevolato gli investimenti o se, al contrario, secondo le dinamiche proprie dell’eterogenesi dei fini, ha accresciuto il contenzioso, complicato le procedure e, quindi, frenato lo sviluppo infrastrutturale.
Per concludere, la partecipazione dei cittadini alle scelte relative alla progettazione e alla localizzazione di grandi infrastrutture costituisce un’arma a doppio taglio: se ben amministrata, produce il duplice e virtuoso effetto di attenuare la crisi della rappresentanza politica e di assicurare stabilità ed efficacia agli investimenti infrastrutturali; se gestita male, invece, ritarda l’attuazione degli interventi e accresce i conflitti.
Filippo Tortoriello
Come Presidente di Unindustria, sin dal mio insediamento nel 2016, ho sottolineato che il problema di Roma è l’assenza di una visione. Sono oltre 20 anni che manca, quando invece proprio la pianificazione del futuro deve essere la principale prerogativa della politica e di chi è chiamato a guidare l’amministrazione di una città importante come questa.
Prendiamo ad esempio il tema attualissimo dei rifiuti: è impensabile per una città come Roma parlarne senza inserirlo in una progettualità nell’ambito dell’economia circolare utilizzando tutte le tecnologie ad essa riferite.
Per questo, “Roma Futura 2030-2050” è stato costruito intorno al messaggio di Roma “Città più bella del mondo” puntando a un’idea assoluta e complessiva di bellezza a cui collegare un sistema di servizi e di infrastrutture adeguato ai migliori standard delle grandi città cosmopolite.
Così Unindustria immagina di far tornare Roma Caput Mundi.
Dimensione7. A tu per tu con i leader della politica italiana
Un ciclo di incontri con i leader dei 7 partiti più influenti nell’attuale scenario politico-istituzionale, in un contesto in cui il bipolarismo sembra essere abbondantemente superato.
Ogni appuntamento sarà occasione per approfondire i temi caldi dell’agenda politica e offrire spunti di riflessione sulle scelte da compiere a livello nazionale e non solo.
A Dimensione7 interverranno: Silvio Berlusconi, Luigi Di Maio, Nicola Fratoianni, Giorgia Meloni, Matteo Renzi, Matteo Salvini e Nicola Zingaretti.