
Il 24 Dicembre 2024 è iniziato l’anno giubilare ordinario 2025, con l’apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro a Roma da parte di Papa Francesco. Due giorni dopo, il 26 Dicembre, il compianto Pontefice ha deciso di spalancare quella della Casa Circondariale di Rebibbia, così come ha invitato a fare con il proprio cuore nei confronti della speranza, che non delude mai.
Durante il suo pontificato, Papa Francesco ha più volte evidenziato l’importanza e l’attenzione che la Chiesa deve prestare ai detenuti. La sua prima visita, in veste di Pontefice, presso un istituto di pena è avvenuta nel 2013 quando appena eletto scelse di celebrare il suo primo Giovedì Santo tra le mura del carcere minorile di Casal del Marmo. In quell’occasione si chinò a compiere il rito della lavanda dei piedi a dodici giovani detenuti. L’ultima visita invece il 17 aprile 2025, quando si recò alla Casa Circondariale di Regina Coeli a Roma, e incontrò circa 70 detenuti, di varie nazionalità. Nonostante fosse visibilmente provato dalla malattia, e non abbia potuto in prima persona compiere l’atto della lavanda dei piedi, ha voluto continuare a manifestare la sua vicinanza ai detenuti. con la sua presenza. Riprendendo le sue parole: “A me piace fare tutti gli anni quello che ha fatto Gesù il Giovedì Santo, la lavanda dei piedi, in carcere”.
Guardando all’insieme dei suoi dodici anni di pontificato, Papa Francesco ha mantenuto la parola data: ha costruito ponti, sia tra le diverse parti del mondo, che tra il dentro le mura della realtà carceraria ed il mondo esterno. Nelle sue molteplici visite alle carceri e alle persone che avevano avuto problemi con la giustizia, in diverse parti del mondo, tra cui America Latina, Africa e Asia, ha sempre diffuso il messaggio che “Dio perdona tutto e sempre” e “Nessuno può essere definito solo dai suoi errori“.
Numerose sono state anche le sue esortazioni alle istituzioni civili, affinché il sistema penitenziario non fosse orientato solo alla punizione, ma alla riabilitazione. Come riportato nella Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell’Anno 2025: “Propongo ai Governi che nell’Anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi. […] Specialmente i Pastori, si facciano interpreti di tali istanze, formando una voce sola che chieda con coraggio condizioni dignitose per chi è recluso, rispetto dei diritti umani e soprattutto l’abolizione della pena di morte”.
Il Papa ha spesso parlato della necessità di migliorare le condizioni materiali delle carceri, della necessità di investire in formazione e lavoro per i detenuti, e garantire loro un reinserimento sociale reale. Tuttavia, il suo appello si scontra con la dura realtà di un sistema penitenziario in affanno, così come documentato dal XXI rapporto dell’Associazione Antigone. La situazione delle carceri italiane infatti è drammatica, basti pensare al solo tasso medio effettivo di affollamento, almeno del 133%. Il lavoro, strumento fondamentale per il riscatto personale e il reinserimento sociale, continua ad essere afflitto da squilibri e disparità anche tra Nord e Sud. Antigone ha sottolineato come vi siano scarse opportunità lavorative, turnazione forzata e la diffusione di mansioni poco qualificanti, che “impediscono a molti detenuti non solo di acquisire competenze realmente utili per il reinserimento, ma anche di sostenere spese basilari durante la detenzione considerando le basse remunerazioni”. Altro tema fondamentale per ridare dignità alle persone private della loro libertà è la formazione, qui i dati mostrano un considerevole aumento di persone iscritte all’università, con un incremento complessivo del 7,5% rispetto all’anno accademico 2023-2024.
Un dato però, la cui crescita non rappresenta qualcosa di positivo, è quello della sofferenza in carcere, manifestata sotto forma di casi di autolesionismo, in aumento del 4,1% rispetto al 2023, e di tentati suicidi, cresciuti del 9.3%. Nel 2024 sono stati almeno 91 i casi di suicidi commessi da persone private della libertà. Tra gennaio e maggio 2025, almeno 33. Alcuni degli aspetti importanti, marcati da Antigone, per comprendere meglio questo fenomeno sono: il momento in cui questi maggiormente avvengono (tendenzialmente nei primi 6 mesi di detenzione), l’età (la fascia più rappresentata è quella tra i 30 e i 39 anni) e la nazionalità (delle 124 persone decedute tra il 2024 e il 2025, 56 erano straniere).
Nel lasso di tempo considerato, gli Istituti dove sono avvenuti il maggior numero di suicidi, sono stati quelli di Napoli Poggioreale e di Verona. Proprio presso quest’ultimo, il 18 maggio 2024, il Santo Padre si era recato in visita, portando con sé un messaggio di speranza: “Per me entrare in un carcere è sempre un momento importante, perché il carcere è un luogo di grande umanità. […] Di umanità provata, talvolta affaticata da difficoltà, sensi di colpa, giudizi, incomprensioni, sofferenze, ma nello stesso tempo carica di forza, di desiderio di perdono, di voglia di riscatto” Queste parole risuonano ancora più forti in un contesto come quello carcerario, esempio di periferia esistenziale, in cui vengono vissute situazioni di marginalizzazione, sofferenza e bisogno, fisico e spiritualmente, e dove lui ha più volte scelto di fermarsi, ascoltare e benedire. Durante la stessa occasione, Papa Bergoglio aveva ribadito che “La vita è sempre degna di essere vissuta, sempre! E c’è sempre speranza per il futuro, anche quando tutto sembra spegnersi”.
Anche nei suoi ultimi istanti, prima delle esequie nella Basilica di Santa Maria Maggiore, Papa Francesco ha voluto con sé gli ultimi. Detenuti, senza fissa dimora, poveri, persone transgender, che da emarginati per la società, in quell’occasione sono stati i primi a poter ringraziare il Pontefice per quanto fatto per loro.
Con l’elezione del nuovo successore di Pietro, Papa Leone XIV, l’auspicio è quello che il cammino tracciato da Francesco non venga interrotto. Che i frutti del suo pontificato, continuino a essere coltivati, che la speranza resti viva e sia sempre alimentata e nutrita da sempre nuove iniziative di sensibilizzazione e attenzione verso il sistema carcerario e i detenuti. Ricordando le parole pronunciate da Papa Francesco durante il Giubileo dei Carcerati del 2016: “Ma in questo modo si dimentica che tutti siamo peccatori e, spesso, siamo anche prigionieri senza rendercene conto. […] E puntare il dito contro qualcuno che ha sbagliato non può diventare un alibi per nascondere le proprie contraddizioni”.
In conclusione, l’augurio è che il carcere non rimanga solo un luogo di visita straordinaria – come ricordato anche dal cappellano del carcere di Rebibbia, Don Marco Fibbi -, ma che la Porta spalancata da Papa Francesco, rimanga aperta come “passaggio per interpellare le coscienze di chi ancora conosce poco questo mondo, che mai abbandona la speranza”.
A questo invito, si unisce quello del Presidente di Antigone (ndr Patrizio Gonnella): “Auspichiamo che in ricordo del Papa i governi, a partire da quello italiano, facciano proprio l’appello per un atto di clemenza per le persone detenute“.
Simona Longo
Associazione Antigone
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(*) Antigone, associazione politico-culturale, a cui aderiscono prevalentemente magistrati, operatori penitenziari, studiosi, parlamentari e cittadini che a diverso titolo si interessano di giustizia penale. Antigone promuove elaborazioni e dibattiti sul modello di legalità penale e processuale del nostro Paese e sulla sua evoluzione; raccoglie e divulga informazioni sulla realtà carceraria; cura la predisposizione di proposte di legge; promuove campagne di informazione e di sensibilizzazione su temi o aspetti particolari, comunque attinenti all’innalzamento del modello di civiltà giuridica del nostro Paese, anche attraverso la pubblicazione del quadrimestrale Antigone. Dal 1998 Antigone è autorizzata dal Ministero della Giustizia a visitare i quasi 200 Istituti penitenziari italiani.