Giancarlo Abete
Occorrono politiche familiari e occupazionali per donne e giovani e una comunità che ne riconosca il valore.
Occorre che il Paese si mobiliti in tale direzione unitariamente con un contributo, che può arrivare da una immigrazione che abbia la possibilità e la volontà di integrarsi nei processi di sviluppo.
Buoni propositi e buone politiche sono necessarie dopo un anno difficile – contrassegnato dalla pandemia, dalla guerra promossa dalla Russia, dal caro energia che ne è derivato, da un’inflazione crescente che preoccupa e rompe equilibri ormai consolidati. Eppure il sentiment del mondo delle imprese continua a rimanere positivo ma, come detto, occorre accelerare sugli investimenti perché senza investimenti non c’è lavoro, non c’è crescita e, in economia, non c’è futuro, come ricordano gli indicatori Ambrosetti.
E nel 2023 che inizia accogliamo con speranza alcune riflessioni autorevoli di importanti economisti, che registrano come il problema centrale dell’economia moderna è la sua portata limitata, perché il suo campo si è disancorato dalla sua vera base che è lo studio del benessere umano.
E leggere le encicliche della dottrina sociale della Chiesa farebbe senz’altro bene a tanti economisti e li aiuterebbe a ritrovare la strada della triade di Keynes, soprattutto per quanto attiene la giustizia sociale.
Matteo G.Caroli
Un recente studio statistico di Banca d’Italia dimostra che un aumento esogeno di lavoratori anziani non solo non ha effetti negativi sull’occupazione giovanile, ma anzi la stimola. Piuttosto, è una grande opportunità di integrazione di competenze ed energie diverse ma potenzialmente molto sinergiche; una importante conferma a riguarda è il fatto che la maggior parte delle “start-up tecnologiche di successo sono caratterizzate da una compagine imprenditoriale “multigenerazionale”. Una grande opportunità che potrà essere colta a due condizioni: attuare all’interno delle organizzazioni politiche efficaci di gestione delle “diversità”, in questo caso appunto generazionali, di inclusione e trasferimento di competenze; rinnovare le competenze e le abilità dei “silvers”, soprattutto sul fronte dell’utilizzo delle nuove tecnologie, attraverso una adeguata attività formativa.
Fino ad ora l’invecchiamento della popolazione è stato considerato come uno dei principali problemi sociali ed economici del nostro Paese; ragione probabilmente principale del suo possibile declino. Al contrario, potrà rappresentare una notevole opportunità di ulteriore sviluppo sostenibile se, da un alto, verranno create condizioni favorevoli all’ “invecchiamento attivo”, e, dall’altro, la generazione dei silvers in arrivo saprà “accettare la sfida” di un diverso modo di trascorrere la parte finale della propria esistenza, più complesso ma certamente anche più divertente.
Giuliano Castiglia
Motivi fondamentali della crisi del sistema penale sono il numero troppo elevato degli affari e l’inutile farraginosità del procedimento, in cui nulla dissuade dall’abuso di ogni complicazione e tutto induce al loro sfruttamento.
In breve, non dissimilmente da altri, il sistema penale è ormai in palese e grave bancarotta.
Ciò avrebbe imposto di portare i libri in tribunale realizzando un opportuno reset dell’insostenibile carico giudiziario (oculata amnistia); di ridurre fortemente il fabbisogno di giustizia penale, tenendo conto delle più intense esigenze di punizione e delle risorse disponibili (ragionata e ampia depenalizzazione); di adeguare gli strumenti a disposizione ai loro scopi essenziali (meditata e organica riforma del codice di procedura per renderlo strumento idoneo all’accertamento della verità nel rispetto effettivo delle garanzie).
Nulla di tutto questo, però, risulta avvenuto.
Se ci fosse un disegno razionale dietro le novità che si sono registrate negli ultimi decenni e di cui quelle più recenti costituiscono la punta più avanzata, questo non potrebbe che essere quello di condurre il sistema all’implosione, ritenuta necessaria o comunque utile per aprire definitivamente la strada dello smantellamento degli architravi costituzionali dell’obbligatorietà dell’azione penale e della stessa natura diffusa del potere giurisdizionale, nel disegno costituente presidi essenziali di effettività dei fondamentali principi di libertà, di uguaglianza e di garanzia dagli abusi, a cominciare da quelli del potere, ma oggi sempre più ottusamente avvertiti quali ostacoli allo sviluppo e pericoli per le esigenze dell’economia.
C’è da sperare, quindi, che non di questo si tratti ma di incapacità e inadeguatezza della politica rispetto alla portata dei problemi e all’entità degli interventi necessari per affrontarli; o che, più semplicemente, sia solo confusione.
Antonio Paoletti
Con il price cap, il prezzo del gas ha cominciato scendere sul mercato all’ingrosso, ma le bollette sono invece destinate a salire con un +20% per il mese di dicembre. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato che in un colpo solo ha cancellato sia la norma del Milleproroghe che consentiva gli adeguamenti dei prezzi alle scadenze contrattuali, che i provvedimenti dell’Antitrust contro l’aumento dei prezzi, le cifre in bolletta sono destinate ingiustificatamente a salire ulteriormente. Agli aumenti del gas si sommano, in questi giorni, quelli del prezzo del gasolio e della benzina.
La classe media italiana risulta quella maggiormente penalizzata perché non può accedere agli aiuti previsti per il caro energia, non rientra per valori di reddito nelle varie azioni pubbliche attivate a supporto dei cittadini per contrastare gli aumenti, perdendo costantemente potere d’acquisto e la disponibilità finanziaria per immettere denaro nell’economia del nostro Paese. Quanto sta avvenendo continua a penalizzare quel tessuto sociale che è sempre stato il motore economico del nostro Paese e che ora deve affrontare l’aumento dei tassi di interesse sui mutui, dei costi dell’energia e dei carburanti, dell’elettricità, dei generi alimentari e così via. Un sistema che complessivamente va ripensato.
Miriam Mirolla
Un nuovo think tank è nato nello scenario politico, economico e culturale italiano. Si chiama Pensare Insieme e prende esplicitamente vita dai costrutti filosofici di Hannah Arendt. Ideato da un manipolo di studiosi di diversa estrazione disciplinare sparsi sul territorio italiano e all’estero, Pensare Insieme si configura come un gruppo politicamente creativo e indipendente che si riunisce online per studiare, approfondire temi cruciali della contemporaneità con esperti internazionali, confrontarsi, proporre e dare a quanto prodotto dall’intelligenza collettiva una valenza immediata nel reale.
Pensare Insieme sta in sintesi sperimentando una nuova forma di attivismo politico su base culturale che riconosce l’importanza fondamentale del lifelong learning per tutti gli attivisti e per ogni cittadino politicamente attivo, persegue l’approfondimento e la condivisione continua dei temi economici, politici e culturali più significativi del momento esplorando, ad esempio, la pervasiva influenza politica, nella destra così come nella sinistra, del progetto predatorio neoliberista che, dagli anni Novanta in poi, ha profondamente depauperato l’Italia e il suo stato sociale.
Il risultato del Pensare Insieme è di fatto una conversazione aperta, comune e continua, spesso fortemente conflittuale, capace di generare soluzioni innovative, coordinare azioni politiche collettive e di sostanziarsi, anche, in un preciso progetto editoriale.