
Nessuna singola fenomenologia nella storia dell’umanità ha avuto un impatto sportivo, economico, sociale e politico così sorprendente come il calcio, tanto da coinvolgere miliardi di appassionati, di atleti, di spettatori e di tifosi in tutte le latitudini del mondo. E ciò è avvenuto nel giro di pochi anni, durante i quali, accanto ad uno sviluppo impressionante dei praticanti amatoriali di questa disciplina, si è assistito alla mutazione genetica del calcio professionistico che è diventato la più importante e globale delle industrie dell’intrattenimento, surclassando ogni altro evento mediatico ed incidendo alla fine, come vedremo, sulla regolazione globale di tutti gli altri sport, tanto da poter essere definito “il più grande spettacolo del mondo”. La causa del formidabile successo è innanzitutto nell’incertezza dei risultati delle competizioni, incertezza che va salvaguardata sul piano della regolarità delle stesse non solo da un punto di vista sportivo ma anche economico e della governance.
In verità attività ludiche con l’uso della palla ve ne sono state dalla notte dei tempi ma l’origine del calcio moderno viene fatta risalire alla primavera del 1848 quando presso il Trinity College di Cambridge fu stilato, infatti, il primo protocollo, noto come Regole di Cambridge. Le disposizioni furono integrate dalle Sheffield Rules dieci anni più tardi.
L’esplosione del fenomeno di massa, destinato a rendere questo sport un unicum, apparve chiaro già il 20 aprile 1901, quando la finale di coppa della Football Association, fondata nel 1863 presso la Freemasons’ Tavern di Great Queen Street nel rione di Holborn, ebbe luogo davanti a oltre 110.000 spettatori.
Dagli anni Cinquanta si è poi sviluppato impetuosamente il professionismo, che nel tempo ha portato i calciatori a superare nella popolarità e la ricchezza i divi dello spettacolo. La nuova cesura evolutiva avvenne però all’inizio degli anni ’90 per effetto della rivoluzione dei diritti tv, con la nascita nel 1992 della Premier League determinata dalla necessità di controllare direttamente gli introiti televisivi. Il calcio cominciò a diventare un business particolarmente ricco, attirando sempre più investitori stranieri con l’emersione anche di nuovi fenomeni, come quello delle società internazionali pluripropietarie di club (c.d.MCO). L’avvento delle televisioni, degli streaming e di tutti gli altri strumenti mediatici, ha proiettato il calcio in una dimensione universale. E già il campionato del mondo del 2002, disputato per la prima volta in Asia (Giappone e Corea del Sud), è stato l’avvenimento con il maggior numero di telespettatori, fino a quel momento, con 40 miliardi di presenze complessive, in un solo mese di gare.
Tutto ciò è stato accompagnato anche da gravi distorsioni che hanno generato profonde e strutturali crisi per la crescita insostenibile dei costi e delle perdite, molto spesso aggravate dalla degenerazione della figura dei procuratori dei calciatori. Nei casi più eclatanti gli stessi esercitano una vera e propria «posizione dominante di fatto» in grado di determinare trasferimenti e risoluzioni contrattuali, condizionando le scelte degli atleti. Talora addirittura i centri decisionali si sono spostati fuori dai clubs in un mondo parallelo che decide le sorti di intere sessioni di calcio-mercato.
Gli ultimi settant’anni hanno visto una crescita esponenziale e se la lunga storia del calcio nelle sue varie tappe è stata accompagnata da importanti innovazioni regolamentari varate soltanto dalle Istituzioni sportive, la enorme rilevanza degli interessi in gioco ha prodotto una sistematica attenzione da parte dei legislatori e dei giudici nazionali. I singoli Stati hanno così emanato leggi-quadro sullo sport, quasi sempre determinate dal calcio che sono intervenute a sovrapporsi alle regole sportive federali. In Italia in particolare abbiamo assistito ad una accelerazione di questo processo con le recenti riforme basate sulla legge delega del 2019 e dai successivi correttivi fino al più recente convertito in legge nel luglio del 2024. Quest’ultimo, oltre a prevedere una Authority indipendente di controllo sulle società professionistiche, è intervenuto persino sugli assetti della governance federale (argomento per sua natura del tutto privatistico).
Ma nessuna legge ha avuto l’impatto della sentenza “Bosman” della Corte di Giustizia Ue sulla fine del vincolo sportivo, e lo stesso dicasi per le sentenze recenti “Lassana Diarra” e “Superlega”. È comparso insomma sulla scena dello sport, storicamente legato e regolamentato nell’ambito del Movimento olimpico su base privatistica, un nuovo regolatore sopranazionale, l’Unione Europea, che è ripetutamente intervenuto a dettare le regole di funzionamento e la sua Corte di Giustizia ad accertarne la corretta applicazione.
Nel nostro Paese lo sviluppo del settore, pure vorticosa, è stata meno virtuosa che in Inghilterra o Spagna con frequenti dissesti dovuti alla mancata crescita dei ricavi in alcune nuove aree strategiche, specie legate agli stadi. Così gli interventi principali del legislatore sono conseguiti a gravi casi giudiziari connessi alla debolezza della governance. Ai tanti interventi sono stati attribuiti nomignoli del tipo salvacalcio, spalmadebiti, stoppa-Tar e così via che hanno tolto via via spazi di autonomia per la incapacità del settore di auto-riformarsi. Fino ad arrivare all’ultimo dei casi quello della Juventus FC e delle plusvalenze fittizie. In realtà l’abuso del c.d. player trading finalizzato a generare plusvalenze contabili è cominciato oltre vent’anni fa, ma ha registrato una netta impennata in Italia a partire dal 2017-2018 con un raddoppio dei numeri. Dopo una serie di provvedimenti giurisdizionali, sportivi e statali, anche in questo caso il legislatore è dovuto intervenire e, considerata la difficoltà di rendere oggettivo il valore di un calciatore, ha inciso con un effetto indiretto sul sistema di tassazione modificando la normativa tributaria di favore.
Nel 2024 un decreto legge ha istituito la “Commissione indipendente per la verifica dell’equilibrio economico e finanziario delle società sportive professionistiche”, una Authority pubblica indipendente di controllo sui bilanci, dei club di calcio di Serie A, B e C (e su quelli di basket di Serie A che rientrano nel perimetro del professionismo) che sostituirà la Covisoc di matrice endofederale e sportiva. E nella legge di conversione del decreto si è financo violato l’antico totem della governance sportiva federale, con l’emendamento c.d. Mulè (dal nome del vicepresidente della Camero che lo ha proposto). La norma in relazione alle ventilate (o meglio minacciate) riforme governative dell’intero settore degli Arbitri (sulla falsariga di quanto accaduto per la Covisoc) ha anche riformulato il ruolo dell’Associazione Arbitri che non avrà più diritto di partecipare agli organi federali.
Il quadro complessivo che emerge insomma è quello di un trend “statale” diretto a separare di fatto l’ambito dello sport dilettantistico da quello professionistico e ad ingerirsi sempre più nel secondo segmento avvicinandosi al modello degli sport di squadra statunitensi che sono fuori dal movimento olimpico, attribuendo persino un valore di governo del settore al “contributo economico apportato al relativo sistema sportivo”.
E questo non è un buon segnale in quanto l’autonomia dello sport in genere rimane un valore determinante anche per i comparti professionistici ed industriali che non possono prescindere, per loro natura, dai valori della lealtà, della correttezza, della tutela dei diritti della persona e della promozione sociale. Per queste ragioni abbiamo lavorato ad una opera collettanea di esperti su “Il Diritto del Calcio” per cercare di individuare soluzioni armoniose che consentano di preservare ciò che resta della vitale autonomia, correggendo le asimmetrie attraverso il migliore utilizzo della normativa e della giurisdizione statale ed evidenziando tutti i gap regolatori provocati da una regolazione sportiva precaria e troppo spesso influenzata da mere logiche corporative. Infatti anche se nessuno lo ammette si scrive “diritto dello sport” ma si legge “diritto del calcio”.