
Il cinema indipendente, inteso come espressione artistica lontana dai vincoli delle grandi produzioni industriali, rappresenta una delle forme più autentiche di narrazione visiva. Non è solo un veicolo di storie nuove e diversificate, ma è anche un modo per esplorare temi e questioni ignorati dalle produzioni mainstream. Autori e registi indipendenti con argomenti di rilevanza sociale, politica o culturale, non sono costretti a cedere alle logiche del box office o alla pressione di soddisfare i gusti di un pubblico di massa. È un tipo di cinema più sperimentale, più audace e più disposto a mettere in discussione le convenzioni del cinema tradizionale.
Eppure nonostante il suo valore artistico e sociale, il cinema indipendente sconta difficoltà, soprattutto sul piano economico.
Le produzioni indipendenti non hanno accesso agli stessi budget e alle stesse risorse delle major e devono fare i conti con una distribuzione limitata. Così film d’autore sono costretti a chiedere finanziamenti pubblici e ad essere condizionati da un sistema che li percepisce come rischiosi o poco remunerativi. In questa realtà, il ruolo degli enti pubblici, delle istituzioni culturali e dei fondi privati è cruciale.
Non solo: affinché l’indipendenza continui a fiorire e a svilupparsi, è fondamentale che vengano adottati criteri legali equi e condivisi.
Il recente Rapporto dell’Osservatorio Europeo sull’Audiovisivo del Consiglio d’Europa, affronta la diversità dei criteri legali misuratori dell’indipendenza nei diversi Paesi europei. Ad esempio, in Austria, si limita al 25% la percentuale di partecipazione che un fornitore di servizi può detenere in una società di produzione, mentre in Francia viene prescritta l’assenza di controllo societario da parte di fornitori media e la libertà creativa del produttore. In Portogallo, il focus è incentrato sulla limitazione della partecipazione al capitale da parte di operatori televisivi, garantendo così una netta separazione tra produzione e distribuzione.
La disomogeneità non aiuta la circolazione transfrontaliera della cultura e ben vengano documenti che richiamano le autorità nazionali ad armonizzarsi tra di loro.
Sotto il profilo autoriale, registi e creatori di cinema indipendente devono poter godere di una protezione adeguata dei diritti d’autore. Ciò significa non solo difendere la paternità del lavoro, ma anche impedire che il film venga “manipolato” o alterato per soddisfare esigenze commerciali, come spesso avviene nelle produzioni più rilevanti. I termini di licenza impongono clausole limitative dei diritti dei produttori sui loro contenuti e obbligano alla cessione di gran parte dei diritti di distribuzione e sfruttamento commerciale a fronte di compensi inferiori rispetto ad altri canali di distribuzione. Anche per questo è fondamentale chiedere alle piattaforme di distribuire e riservare una quota di spazio per il cinema indipendente, stante l’attuale limitatezza di slot disponibili.
Altro aspetto importante riguarda la formazione. I registi indipendenti, così come le crew tecniche che lavorano con loro, necessitano di un adeguato supporto in termini di sviluppo professionale. Le politiche pubbliche possono incentivare corsi di alta formazione, workshop e laboratori che permettano ai cineasti di migliorare le proprie competenze e accedere alle tecnologie più moderne, senza dovere affrontare costi inaccessibili. Incentivi fiscali specifici per il cinema indipendente aiutano piccole produzioni e nuovi progetti cinematografici innovativi.
Non si trascuri infine il legame tra l’indipendenza culturale e le voci delle minoranze su cui il Consiglio d’Europa reclama maggiore impegno dei Paesi che lo compongono con incentivi per progetti che esplorano tematiche legate all’inclusione sociale e culturale e attraverso la creazione di spazi dedicati alla distribuzione di film che altrimenti non troverebbero un pubblico.
Il cinema indipendente è una risorsa vitale per la cultura, l’arte e la società. La sua capacità di sperimentare, di esplorare nuovi orizzonti narrativi e di dare voce a chi non trova spazio nelle produzioni tradizionali è proprio ciò che lo rende così unico e importante. Tuttavia, senza un quadro legale che tuteli questa indipendenza e favorisca la crescita di nuove produzioni, rischiamo di perdere una delle forme artistiche più promettenti, innovative e inclusive del nostro tempo.