Intervista all’On. Giuseppe Basini, Presidente d’onore della Destra Liberale Italiana
Onorevole Basini, lei è Presidente d’Onore della Destra Liberale Italiana e deputato della Lega. All’esito dei deludenti risultati del centrodestra alle ultime elezioni amministrative, secondo lei a chi e a cosa si potrebbe imputare questa debacle?
Da Leghista Liberale, ma soprattutto da cittadino elettore, ritengo anzitutto alla scelta di candidati non conosciuti e decisi troppo tardi per esserlo in tempo utile (con Albertini a Milano e Bertolaso a Roma sarebbe stato probabilmente molto diverso), poi ad un non sempre forte impegno del centro-destra unito, perché, ancora e sempre, tutto proteso principalmente in direzione delle elezioni politiche. La sconfitta, ma non una debacle, c’è comunque stata, ma non credo affatto sarà lo stesso alle elezioni generali.
Perché tanto astensionismo, per molti l’unico vero vincitore di queste elezioni?
Dobbiamo abituarci all’idea che, un po’ in tutto l’occidente, l’astensionismo è stato sempre più alto che in Italia, per cui ci stiamo probabilmente adeguando. Poi, gli elettori non convinti delle candidature non hanno votato per il partito avverso, non hanno proprio votato.
Ci potrebbe essere una resa dei conti all’interno del suo partito in occasione di un prossimo congresso, se non prima?
No, la Lega è un partito, in cui hanno democratica rappresentanza diverse posizioni (la mia è liberale ed europeista), proprio per la sua natura di partito popolare nato tra il popolo, ma è estremamente coeso, perché i leghisti tutti ritengono di avere una grande responsabilità nei confronti della Nazione, data la – a nostro giudizio – completa inaffidabilità di una sinistra tutt’ora prigioniera dei pregiudizi del passato.
Nella Democrazia Cristiana hanno convissuto per decenni autorevoli correnti interne che trovavano, comunque e sempre, un momento di sintesi. Oggi i partiti sono sul modello del “one man show” e nessuno osa mettere in discussione la leadership. È un problema di maturità politica?
No, è un problema di comunicazione dei media, che mettono sempre in evidenza i leader, perché il pubblico cerca solo i personaggi famosi ed inoltre è più facile la spettacolarizzazione, che una faticosa analisi puntuale. Così si preferisce mettere in luce le vere o inventate differenze caratteriali tra leaders, piuttosto che le loro ragionate opinioni.
L’indebolimento della Lega potrebbe avere ripercussioni negative sulla tenuta del Governo Draghi?
Certamente, perché la rappresentanza di una coalizione di forze avverse, rende Draghi punto di sintesi naturale, garantendogli libertà di azione, mentre la prevalenza della sinistra lo renderebbe ostaggio di quest’ultima con le sue sballate concezioni economiche.
Federare i partiti del centrodestra, come vorrebbero Salvini e Berlusconi. Cosa ne pensa?
Credo sia possibile, ma probabilmente più realizzabile tra Lega e F.I., anche perché l’elettorato, anche se solo in parte, ha richieste non del tutto uguali, che vanno comunque rappresentate.
Riforma elettorale col via libera al proporzionale, o mantenimento del maggioritario?
Ritengo sia bene mantenere, non tanto semplicemente il maggioritario, quanto l’uninominale, perché esiste il problema della governabilità, della qualità e della indipendenza della rappresentanza, che l’uninominale aiuta maggiormente a risolvere, come dimostrano tante nazioni occidentali e la nostra stessa storia parlamentare ai tempi del Regno.
A febbraio prossimo il Presidente della Repubblica potrebbe essere Mario Draghi. Si andrebbe a elezioni anticipate? Oppure potrebbe nascere un modello “Ursula” con il centrosinistra al governo appoggiato da Berlusconi? A quel punto che ne sarebbe della Lega all’opposizione?
Non credo proprio che l’elezione di Draghi (alla quale io sono molto favorevole) determinerebbe elezioni anticipate, anzi è proprio il contrario, consoliderebbe questa stessa maggioranza con un primo ministro tecnico, scelto da Draghi stesso, che, stabilizzato nelle sue funzioni, diventerebbe per sette anni un elemento di continuità e di garanzia per chiunque dovesse vincere le successive elezioni alla scadenza naturale.