In Lombardia ci siamo trovati ad affrontare una crisi senza precedenti e abbiamo, sin dal primo giorno, reagito senza perdere un momento, mettendo in campo una task force ad hoc e mobilitando una tale complessità di forze che neanche sapevamo di avere. In questo senso, lo sforzo più simbolico portato avanti e diventato in poco tempo realtà, è quello inerente al contingente delle terapie intensive negli ospedali, praticamente raddoppiato in soli 40 giorni per far fronte ad un bisogno che andava incrementandosi di ora in ora. Uno sforzo che è stato possibile anche grazie alle molte donazioni ricevute e al fatto che tanti imprenditori, semplici cittadini, fondazioni e onlus nazionali e internazionali hanno dato avvio ad una gara di solidarietà che ha permesso di attivare rapidamente nuovi ospedali da campo, nuove strumentazioni e nuovi posti letto, ossia una risposta operativa importante ed efficace.
Abbiamo concentrato le nostre energie sull’unica strategia che aveva dimostrato di dare buoni risultati a Wuhan: la chiusura – sulla base delle nostre competenze – di tutte le attività possibili e i luoghi di studio, di lavoro e di aggregazione e il contenimento delle persone dentro le proprie case.
Il rigore che ha guidato le nostre scelte e le nostre azioni è stato necessario a fermare un contagio che ha colpito la nostra popolazione più di qualsiasi altra regione in Italia e in Europa. Scelte sofferte ma necessarie, assunte in un rapporto con il governo anche aspro a volte ma sempre nel segno della collaborazione istituzionale, magari dettate da una diversa visione dell’emergenza che, dal nostro osservatorio locale, era quanto mai drammatica, ma mai dipesi da calcoli politici o tattici.
Abbiamo sempre agito per il bene delle nostre comunità, cercando, di giorno in giorno, di tenere assieme le scelte in difesa della salute pubblica e le necessità della filiera economica. Anche quando siamo stati accusati di essere razzisti perché chiedevamo la quarantena di coloro che rientravano dalla Cina, o allarmisti perché abbiamo sdoganato in diretta l’uso della mascherina, o irresponsabili perché le misure attivate avrebbero danneggiato il nostro tessuto produttivo, abbiamo sempre avuto chiaro che la priorità della nostra azione politica fosse il contenimento del virus.
Se in principio abbiamo investito soprattutto sull’ospedalizzazione dei pazienti, è stato perché era altissima la domanda da parte dei cittadini che avevano un forte bisogno di cure importanti, ma questo non ci ha impedito di dare avvio anche ad altre azioni concrete di contrasto al di fuori delle strutture, mettendo a disposizione dei medici di medicina generale nuovi preziosi strumenti di lavoro per combattere il virus attraverso l’assistenza territoriale.
Sul fronte della comunicazione abbiamo scelto la trasparenza. Regione Lombardia, attraverso la sua agenzia di stampa ‘Lombardia Notizie’, con una media di 8 comunicati al giorno, una conferenza stampa quotidiana e costanti aggiornamenti anche in diretta, sui profili Facebook, Instagram, Twitter e Youtube, ha informato, costantemente, i cittadini sull’evolversi della situazione pandemica. Un impegno a tutto campo che, oltre a rivolgersi agli operatori della stampa, radio e tv (nazionali e internazionali), ha sperimentato una modalità di vicinanza alla popolazione mai utilizzata prima, attraverso puntuali contatti e risposte singole dai canali social al sito internet www.lombardianotizie.online (732.000 ‘impression’ e 327 pagine con prime ‘impression’ nella ricerca su Google) collegato direttamente ai vari profili social.
Questa strategia ci è parsa l’unica via percorribile, in un mondo in cui fake news, polemiche pretestuose e interventi di sciacallaggio mediatico sono stati, purtroppo, all’ordine del giorno.
L’emergenza sanitaria ha infine evidenziato anche i limiti dell’idea stessa di Unione Europea. Finché non sono state coinvolte Francia e Germania, siamo rimasti completamente soli nella gestione della crisi. Mi auguro che, questa traumatica esperienza, possa essere l’occasione per ripensare le fondamenta di una casa comune che, purtroppo, non ha dimostrato di essere tale proprio nel momento del bisogno.
Abbiamo affrontato una lunga notte. È fondamentale, non appena la fase acuta sarà passata, ritornare lentamente alla normalità e iniziare, fin da subito, con determinazione, a portare avanti alcuni provvedimenti per andare incontro alle piccole medie imprese e agli artigiani, che costituiscono l’ossatura del nostro sistema produttivo. Quando usciremo dall’emergenza, sarà il momento per procedere con una cura shock, modello post-bellico, sul rilancio della nostra economia e di tutte le sue filiere.